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Era una notte buia e tempestosa: dal mare saliva un odore acre e salmastro e sentivamo lo sbattere forte delle onde sulle rocce aguzze della scogliera. Sapevamo che la pioggia sarebbe durata tutta la notte ed eravamo preoccupati per gli altri. Loro erano fuori con il motoscafo dal pomeriggio e non ne avevamo più notizie: il telefono non funzionava e la radio nemmeno. Ricordavo però che anche l’inverno scorso erano stati fuori così tanto. Giovanni mi diceva che era una cosa normale: con quel tempo non potevano tornare a terra; dovevano aspettare al largo. Il vento continuava a soffiare, un po’ dal davanti e un po’ di sbieco dalla montagna che ci sovrastava. Il cane di Giovanni era calmo e dormiva accanto al fuoco: la sua placida tranquillità mi rilassava e non mi faceva pensare alla tempesta fuori e il suo respiro regolare pian piano mi addormentò.